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CPN 29 e 30 giugno 2024

Matteo Prencipe

Ringrazio il Segretario Nazionale per la relazione. Il Congresso è iniziato ed è bene argomentare le proprie tesi, dibattere e confrontarci. Per questo non entrerò nel merito di osservazioni sulle elezioni appena passate nelle forme divagatorie e sterili, che qualche intervento che mi ha preceduto si è esercitato. Lascio volentieri queste forme all’infantilismo. Penso che siamo ad uno snodo politico per il nostro partito che ci impone serietà, precisione di analisi e infine proposta. Per questo cercherò di argomentare la mia tesi pur in forma sintetica.

  1. La tendenza a una guerra generalizzata sovrasta l’Europa. La crisi dell’economia globalista produce le spinte a un mondo multipolare per il controllo dell’economia, delle rotte commerciali, delle materie prime e dell’energia e infine delle filiere produttive. Siamo a un salto epocale con la necessità delle economie occidentali, di reindustrializzazione in house le proprie economie, saltando le filiere prodottesi con la globalizzazione e smarcandosi dalla Cina. Questo processo non è indolore e i primi vagiti si vedono nella clamorosa stagnazione tedesca, ma soprattutto richiede tempo perché sarà basata sull’intelligenza artificiale e la robotizzazione spinta e in forma sempre minore dall’intervento umano, che richiede una sola cosa per essere pienamente realizzata: una massa gigantesca di energia. Solo negli Stati Uniti gli studi indicano che occorrerà solo per le factory dei server generativi dell’intelligenza artificiale, ben il 25% dell’intera energia prodotta. Ci vuole inoltre tempo per preparare la società a questo salto quantico e soprattutto per controllare le fonti di energia. La guerra mondiale a pezzi è quindi lo stato di cose presenti per la lotta per l’egemonia.

  2. Per questo bene abbiamo fatto a partecipare alla lista di scopo Pace Terra Dignità, perché era l’unica proposta in campo che individuava nella lotta alla guerra la battaglia principale a cui connettere le questioni sociali. I voti crescono sia in valore assoluto che in valore percentuale. Sia rispetto alle precedenti europee che alle scorse elezioni politiche. Il rapporto con il movimento di PTD và coltivato semplicemente perché la lotta alla guerra non è episodica e perché consente di interloquire con aree politiche utili a questa battaglia. Non sono state raggiunte le nostre aspettative? Forse dovremmo interrogarci sul valore delle nostre aspettative, che sono dal 2008 sconnesse da un’analisi scientifica dei rapporti di forza. Sul piano della lotta al consenso e quindi le elezioni, noi non agiamo da comunisti ma agitatori movimentisti per scopi altrui. E’ dal 2008 che enunciamo obbiettivi politici grandiosi, senza analizzare le forze che si possono mobilitare, definire se esistono potenziali alleati e gli avversari, non individuare una strategia per modificare i rapporti di forza, definire obbiettivi intermedi e quindi su questo definire le aspettative anche elettorali. Noi evochiamo obiettivi che vorremmo perché supponiamo di avere ragione, ma è evidente che la ragione non basta a modificare magicamente la realtà.

  3. Le elezioni indicano comunque a sinistra del PD, che qualche cosa è cambiato. AVS ne esce rafforzata dal successo ed emerge come l'unico soggetto politico a sinistra del PD credibile perché elegge. Eleggendo diventa la “sinistra del centro sinistra” non minoritario e orienta una parte dell'elettorato anche di alternativa. Inoltre il proporsi come la parte di sinistra, di un potenziale schieramento di governo alternativo alla destra ha spalacato loro relazioni con aree di movimento opportunistiche, che non guardano più alla semplice pratica di testimonianza. La scelta di PAP di votare AVS, ha contribuito oggettivamente al rafforzamento di AVS sulla rappresentanza politica a sinistra del PD. Ora i tentativi di presenza della sinistra autonoma è più difficile e negarlo è infantile. Basta questo per quanto mi riguarda a determinare la fine politica di Unione Popolare e da ratificare con urgenza, per non scadere nel ridicolo come partito. Sono le scelte che contano e non le suggestioni.

  4. Che fare dunque? Dal 2008 agitiamo insieme alla costruzione dell’alternativa antiliberista cosa certamente giusta in sé, la “costruzione del soggetto politico dell’alternativa”. L’aggregato perché noi non “siamo sufficienti”. Pratichiamo questo obiettivo in forme pre-politiche. Come un mantra precipitiamo sempre in forme identiche da “intergruppi” politicamente minoritaristici e estranei alla nostra cultura politica. Forme costituenti improbabili e velleitarie, che immancabilmente mettono in discussione la nostra esistenza e si concludono giocoforza in fallimenti e a seguire abbandoni che ci indeboliscono. Questa strada perseguita dal 2008 è semplicemente fallita e va archiviata con fermezza. Dopo 15 anni dobbiamo semplicemente riconoscere, che l’ambizioso spazio politico necessario era velleitario. Senza la ripresa di una autonomia politica del Partito da suggestioni dannose, non avremo la possibilità di svolgere alcun ruolo politico. Contribuire alla lotta alle destre italiane, non è un’opzione ma un obbligo per uscire dall’isolamento e bene facciamo a partecipare alle iniziative unitarie di movimenti per la difesa della Costituzione. Dobbiamo però avere una consapevolezza, che questa battaglia e movimento specie se referendario, produrrà in sé e inevitabilmente la necessità di costruire l’alternativa al governo delle destre. Da ciò non si scappa e bisognerà pur discuterne con intelligenza gramsciana e non religiosa. Riscoprire la nostra indipendenza e autonomia di Partito è il primo obiettivo. Senza autonomia politica il “rafforzamento” del PRC, rimane solo stucchevole declamazione da agitare mentre ci indeboliamo sempre più. Per farlo dobbiamo uscire dall’isolamento politico e praticare una nuova duttilità tattica nei territori, nelle forme dialettiche che embrionalmente già si intravvedono e orientarle al nostro rafforzamento. Esiste una terza via reale da praticare, tornando a fare politica nelle condizione date e nei rapporti di forza dati nei territori e nazionalmente. Lasciare per strada le suggestioni del movimentismo senza movimento è ormai imprescindibile per la nostra esistenza. Diversamente il nodo gordiano tra AVS e M5S da un lato e pulsioni a essere nicchia militante retoricamente estremista e rivoluzionaria ci strangolerà. Dobbiamo fermare la nostra deriva odierna di nicchia militante, talmente priva di potere da essere non fastidiosa per il sistema e pure inutile per le aree sociali di movimento di cui vogliamo rappresentare. Discutiamone nel Congresso con passione ma da comunisti, che sono nati per essere utili a conquistare il potere e trasformare lo stato di cose presenti e non a fare le comparse.

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