Milziade Caprili
Siamo impegnati a dare il necessario slancio al tesseramento 2000 nel
mentre lavoriamo alla preparazione di una grande iniziativa nazionale sui temi del
partito. Tenere insieme questi due impegni � non solo fondamentale ma un elemento
rilevante di crescita del saper fare del partito, un modo giusto per affrontare la
complessit� di problemi che interessano la vita e il possibile sviluppo del PRC. Non c'�
dubbio che siamo di fronte ad una generale flessione – come dire - degli indicatori:
dal tesseramento ai risultati elettorali. Non c’� dubbio che per riassestare le cose
non esiste alcuna "mossa del cavallo", non c’� una singola iniziativa che,
una volta assunta, sia in grado di farti uscire fuori dalle attuali difficolt�. � un
percorso quello a cui dobbiamo pensare, un percorso che mentre discutiamo, dobbiamo
iniziare ad agire. Iniziamo dal tesseramento. Si pu� affrontare diversamente dal passato
questa che altrimenti rischia di diventare niente di pi� di una scadenza? Certo che si
pu�! Dobbiamo mettere in piedi in ogni Circolo una festa – assemblea sul
tesseramento. Li si potranno consegnare un bel numero (la maggioranza?) delle tessere
(ricordiamoci che i nostri circoli hanno mediamente sotto i 40 iscritti, ma ce ne sono
moltissimi che superano di poco i 20). Li si potrebbe iniziare una discussione buona anche
per le prospettive del partito. Una discussione che non pu� non partire dalle nostre
difficolt�.
Le nostre strutture spesso non risultano accoglienti, non sono in grado di mettere a
frutto la voglia di fare e la stessa capacit� di militanza di molti dei nostri iscritti.
� una caratteristica che rimanda ad un mutamento di cultura politica, senza il quale non
� possibile postulare alcuna riforma del partito. Una riforma culturale ed insieme
concreti atti in grado di cambiare gi� oggi il partito. Un partito di volontari, � bene
ripeterlo, ed in condizioni materiali precarie a dir poco. E non c’� dubbio che le
condizioni materiali, la possibilit� o meno di avere una struttura, un locale dove
riunirsi, avere macchine per stampare materiale di propaganda, avere risorse per
iniziative e manifestazioni, tutto questo non pu� che incidere su una struttura gi�
debole e in affanno rispetto a bisogni sempre crescenti. In ogni modo c’� molto da
fare.
C’� da fare, zona per zona, federazione per federazione, una verifica attenta e
puntuale sullo stato dell’organizzazione: quanti circoli abbiamo, quanti di questi
circoli sono in una condizione di pura virtualit�, quanti comuni esistono nei quali
sarebbe possibile aprire un circolo, quanti circoli vanno chiusi e accorpati perch� in
realt� non esistono o esistono solamente durante il periodo elettorale e congressuale,
quali luoghi di lavoro � possibile avvicinare con piccoli nuclei di compagni, quali
realt� vanno coordinate in coordinamenti comunali o zonali, quante realt� di studio,
scuole ed universit� hanno una presenza di nostri compagni. Voglio dire cio� che
dobbiamo lavorare perch� la macchina che abbiamo a disposizione, quella che abbiamo
costruito con tanta fatica in questi anni, sia in grado di offrire risultati maggiori.
Per quanto riguarda l’innovazione, non si tratta di tirare fuori dal cilindro una
qualche sorpresa, ma di lavorare seriamente e con continuit� ad iniziative organizzative
gi� indicate o che possono essere desunte dalla difficolt� ed anche dalle opportunit�
della situazione attuale. Qui ci vogliamo limitare ad un esempio. Di altre sperimentazioni
gi� in atto scriveremo nel prossimo numero di Partito di massa.
Abbiamo parlato a Chianciano, sulla base di un’analisi della societ� italiana che mi
pare ancora attuale, della necessit� di dar vita a strutture intermedie tra la societ� e
il partito come le Case dei popoli e le Camere dei lavori strutture in grado di
intercettare fenomeni sempre pi� corposamente estesi che riguardano da una parte le
diverse presenze etniche, culturali, razziali e dall’altra i lavori che sono andati
frantumandosi e che rischiano di non essere mai pi� incontrati da un partito, anche da un
partito comunista come il nostro.
Si tratta di una linea, questa, che non si pu� dire che non abbia avuto un qualche punto
di applicazione, ma si pu� dire invece che questi punti di applicazione sono stati pochi
e su questi punti di applicazione non si � costruita una comunicazione interna in grado
di farne apprezzare gli elementi, di farne apprezzare i diversi livelli raggiunti dalla
sperimentazione.