
 Partito
della Rifondazione Comunista - Direzione
Partito
della Rifondazione Comunista - Direzione 
| COMUNISTIAurelio Crippa
La più grande manifestazione della  storia del
Partito della Rifondazione  Comunista.  Denigrato, presentato
allo sbando e  puramente elettoralistico, il Partito  ha dimostrato
di esistere, di essere  un Partito di massa, cosciente del  molto
fatto e del moltissimo che deve  fare.  Con i Comunisti, in piazza, 
elettorato, popolo di sinistra, parte  di quel Paese reale con il
quale si  era prodotta una rottura per una  politica che disattendeva
attese e  speranze sucitate.  Una condivisione, un sostegno,
alla  svolta riformatrice, obiettivo che  resta dattualità
anche nei confronti  del governo DAlema.  Che triste spettacolo
la formazione  del nuovo governo: mai con Gladio  si era urlato
subito dopo  laccettazione supina di tutti e  tutto, un accordicchio
per le  poltrone ministeriali e di  sottogoverno.  I Comunisti
hanno dichiarato: faremo  opposizione costruttiva. Così sarà. 
La nostra battaglia politica prosegue  ora nel territorio, nei luoghi
di  lavoro e di studio, nei vari livelli  istituzionali, Comuni,
Province,  Regioni. Vogliono oscurare la nostra  presenza, eliminare
la nostra voce:  il ricatto posto e subito, con il voto  determinante
di due cossuttiani, ha  determinato la non costituzione del 
gruppo alla Camera.  Uno sfregio alla democrazia, un  connotato
significativo del nuovo  soggetto politico (Comunisti italiani) 
sul modo di intendere democrazia e  pluralismo.  Uniamo alla
battaglia politica,  lazione per il potenziamento ed  allargamento
della nostra presenza  organizzata.  Nuove adesioni al Partito
in questi  giorni: un riconoscimento per le  scelte politiche
adottate, la  dimostrazione di un potenziale da cui  poter trarre
nuove forze ed  energia per la nostra battaglia  politica. 
Inizia la campagna di tesseramento  per il 1999: un impegno politico
per  linsieme del Partito, unoccasione  per un grande rapporto
di massa.  Al lavoro, compagne e compagni:  ancora una volta
allaltezza del  compito per fare più grande il  Partito
della Rifondazione Comunista | 
| UN PASSO IN PIU'Milziade Caprili
Dal gigantesco risanamento alla  questione sociale (nel
frattempo,  se possibile, aggravatasi). I dati  sono troppo noti
e troppe volte  squadernati, per doverli  riprendere. E stato
un  liberaldemocratico come Scalfari  recentemente a scrivere
il vero  punto di crisi del sistema è dunque  questo:
i profitti e  laccumulazione del capitale non  determina più
- come nel modello  classico - un ciclo espansivo; il  benessere
ricade su una parte  soltanto della popolazione senza  espandersi;
i dislivelli sociali  aumentano e si solidificano.  Eppure è
lì, è in questi dati  riassuntivi della condizione sociale 
del Paese, sono i fatti che, come  si dice, hanno la testa dura, che 
reclamavano e ancora reclamano  una svolta. Una svolta significa un 
insieme di iniziative pratiche e  una cultura di governo in grado 
di indicare un percorso e intanto  di incidere su alcuni dei problemi 
che più acutamente si pongono. Cè  stata questa svolta?
Noi diciamo  che non cè stata. E aggiungiamo  che proprio
per questo non  abbiamo potuto mantenere il nostro  apporto al
governo Prodi. Può un  partito ragionare in un modo così 
lineare? Certo che può. Anzi:  deve. E daltra parte questo
del  partito è stato un tema di  confronto anche nel recente 
dibattito. Ho letto e ascoltato in  queste settimane le fantasie più 
sfrenate in tema di partito, dei  processi di costruzione del partito 
di massa. Ho sentito segnalare che  abbiamo pochi circoli rispetto
al  numero dei Comuni di cui è ricco  il nostro Paese.
E vero e stiamo  lavorando al radicamento del  partito non sfuggendoci
le  difficoltà, persino quelle  materiali. Ma, vorrei
molto  sommessamente notare,  lorganizzazione di un partito 
dipende anche (si può dire?)  dalle politiche che fai, dalla 
cultura politica di cui sei  portatore, dalla pratica politica 
che sei in grado di far vivere.  Nel cielo del politicismo non si 
costruisce un partito e tanto meno  un partito di massa. Considero
un  contributo serio alla costruzione  del Partito comunista
di massa sottolineare il rischio di  autonomizzazione della nostra 
presenza nelle istituzioni e di  nuova separatezza della politica 
- per usare una espressione di  Bertinotti al Convegno di  Chianciano
- dalla lotta sociale,  dallorganizzazione del partito,  dallorganizzazione
del  movimento. Per questa via si  corre persino il rischio
che la  centralità della questione sociale,  cioè
della questione di classe, sia  la cifra di un partito comunista 
quando è astro nascente e che poi  la condanna di un partito 
comunista nella maturità sia il  ritorno alla divisione del
lavoro  tradizionale della politica.  Vedere questo rischio,
il rischio  di un partito comandato da quelli  che stanno nelle
istituzioni e di un  partito trascinato a essere una  macchina
elettorale è, mi pare,  indicativo di unattenzione  necessaria
ai problemi che  abbiamo e che potremmo sempre più  avere
e insieme lindicazione  della barra, della rotta, (la  centralità
del conflitto di classe,  la centralità della condizione 
sociale) che si dovrà tenere per  la costruzione del partito 
comunista di massa. Anche noi,  anche noi nel nostro piccolo, ci 
siamo interrogati, abbiamo  cercato di lavorare attorno alla 
configurazione oggi di un nuovo  partito comunista di massa: quali 
politiche praticare, a quali  soggetti parlare, da quali  elementi
partire per rappresentare  la società nella fase della 
scomposizione del conflitto. Ad un  accumulo così pesante di
novità  intervenute proprio anche nel  tessuto (sino a
dilacerarlo) che  aveva permesso - e concorso a  motivare - la
costruzione dei  partiti di massa, contrapponiamo  ancora riflessioni
ed esperienze  pratiche incerte. Non cè dubbio  che il
partito nostro appare spesso  stretto tra difficoltà oggettive, 
mancanza di strumentazione  culturale, abbondanza di beghe e 
di liti che ne ingessano  liniziativa. Qualche volta  rischiamo
utilizzando categorie  tradizionali di non incontrare più 
le esigenze laddove esse vivono.  Tutto questo è e dovrà
essere il  terreno di iniziativa per la  costruzione del partito
di massa.  Ritorniamo al III° Congresso. Alla  politica perchè
è quella - non le  chiacchiere - che dispone se  potremo
fare (dopo quelli già  accumulati) passi in avanti o meno 
nella costruzione del partito di  massa.  Del resto un partito
come una  alternativa non è capace di  vivere senza un
progetto e noi ce  lo siamo dati al Congresso. Io sono  convinto
che avevamo visto bene  quando abbiamo ragionato attorno  al
superamento del carattere  monosessuato del partito  (ricordate:
un partito di massa  che sappia leggere la realtà  anche
attraverso lesperienza e il  pensiero critico delle donne) o 
sullelemento nuovo e innovatore  rappresentato dallattenzione delle 
giovani generazioni verso  Rifondazione e dalla conseguente 
necessità di approfondire lo  specifico giovanile a partire 
dalla esperienza concreta di  giovani compagne e compagni,  senza
però perdere di vista la  necessità di un intervento
che deve  vedere tutto il partito farsene  carico. Certo so bene
che il dire  e il fare non sono la stessa cosa.  So però
che una direzione di  marcia anche da questo punto di  vista
ce la siamo data e che  esperienze come quella del  recente Campeggio
dei giovani  comunisti per esempio non sono il  frutto di pura
casualità. La  direzione di marcia - ecco la mia  opinione
- non si può  interrompere.  La sfida è alta e
sentiamo - in  contrasto con il parere di molti  profeti di sventura
- che cresce  attenzione intorno a noi, interesse  verso questo
moderno partito  comunista che ha evitato, può  evitare
la tagliola  dellomologazione e della chiusura  settaria. La
manifestazione del  17 ottobre a Roma ha segnalato  insieme rapporti
già concretamente  costruiti e lenorme lavoro che  ancora
ci aspetta. Non è una  riduzione organizzativistica se 
concludo dicendo che un primo  grande appuntamento è quello 
della Campagna tesseramento e  proselitismo del 1999. Dobbiamo 
proporre a tutti / tutte coloro  che ci hanno seguiti con  partecipazione,
persino con  affetto di fare un passo in più con  la tessera
di Rifondazione  Comunista. | 
| RINNOVARE LA TESSERA
Il PRC attraversa una fase di grande  interesse: la
difficile scelta di non  sostenere più il governo Prodi, la 
scissione operata da coloro che non  hanno condiviso quella scelta,
la  grave decisione dellUfficio di  Presidenza della Camera
di non  concederci la possibilità di costituire  un gruppo
parlamentare, sono fatti  che porranno il nostro partito di 
fronte a nuove sfide. Accanto a  queste, i terreni su cui da sempre 
siamo impegnati e su cui di più e  meglio vogliamo fare. Lavoro,
Stato  sociale, tutela dellambiente, uno  sviluppo avanzato
e compatibile:  tutte questioni cruciali alle quali è 
possibile mettere mano e sulle quali  si può far progredire
la  trasformazione. Se poi guardiamo a  questo in una prospettiva
europea,  la svolta a sinistra, di cui i  comunisti e le forze
antagoniste sono  parte fondante, è il terreno che  consente
di dare forza a un processo  riformatore che abbia carattere 
strutturale. Ma, senza la  partecipazione, il nostro paese  rischia
di essere lultimo a vedere  quella svolta a sinistra che in 
Francia e Germania sta producendo  effetti tangibili. In quei paesi
le  forze imprenditoriali osteggiano i  governi di sinistra,
da noi chiedono  a gran voce lapprovazione della  legge Finanziaria
e la  marginalizzazione del Prc. In  Francia le masse popolari
sono state  protagoniste della svolta e, poi  hanno incalzato
il governo. Da noi,  la riforma del sistema elettorale in  senso
maggioritario ha incoraggiato  labbandono della politica e, senza 
il contributo determinante del Prc,  il governo Prodi ci avrebbe portato 
in Europa perseguendo una logica  corporativa e colpendo più
duramente  le fasce più deboli. Rinnovare la tessera oggi significa
dunque essere  parte attiva nella costruzione di un  parttito
di massa capace di stare  attivamente dentro questi processi, 
impegnarsi a combattere la deriva  plebiscitaria della politica italiana 
e labbandono della partecipazione  da parte delle masse popolari
del  nostro paese. Un partito forte e  radicato, capace di parlare
a tutto  il mondo del lavoro, è necessario per  la costruzione,
anche in Italia, di  una svolta riformatrice, per spostare  a
sinistra una scena politica nella  quale tutte le forze rischiano
di  assomigliarsi, per rimettere al  lavoro intelligenze che 
contribuiscano alla ricerca  collettiva capace di dare risposte ai 
bisogni vecchi e nuovi che il  pensiero unico neoliberista non ha 
fatto che accrescere. 
 Martino Mazzonis | 
| LA PRESENZA DEL PARTITO: I CIRCOLI PRESENTI E GLI OBIETTIVI POSSIBILI
La pratica e il progetto. Così diceva lo slogan
del Convegno  di Chianciano che il Dipartimento Nazionale di Organizzazione 
ha tenuto il 14 e 15 Giugno 97.  Vediamo ora di fare il punto a poco
più di un anno di distanza  da quellimpegnativo appuntamento. 
A metà 98 registriamo un aumento di 105 Circoli di cui 39 
Aziendali, rispetto alla stessa data del 1997.  È certamente
un dato positivo nel lavoro di costruzione e  insediamento del Partito
sia nel territorio che nei luoghi di  lavoro e di studio.  Siamo
passati infatti dai 2.737 Circoli che avevano censito in  preparazione
del Convegno di Chianciano, ai 2.840 di questa  prima metà
del 98.  Occorre però anche leggere dentro i numeri. 
Sono 8.191 i Comuni in Italia e migliaia le aziende pubbliche e  private
che occupano più di 300/400 lavoratrici e lavoratori.  635
sono i Comuni con più di 15.000 abitanti e oltre 4.000 le 
aziende private con più di 500 dipendenti (dati ISTAT).  Eppure
la presenza organizzata dei comunisti nel territorio e  nei luoghi
di lavoro e studio è ancora insufficiente. Vi sono, in  alcuni
di questi 635 Comuni, vere e proprie assenze  organizzative che le
Federazioni devono mettere al centro del  proprio lavoro.  Se
dai 2.840 Circoli costituiti togliamo i Circoli Aziendali (150)  abbiamo
2.690 Circoli territoriali (e sono ancora numerosi  quelli che non
superano i 20 iscritti).  386 sono i Circoli territoriali insediati
nei 49 Comuni medio/ grandi (11 a Torino città, 25 a Milano città,
9 a Brescia città, 17 a  Venezia e Firenze città, 4
a Verona e Padova città, 10 a Bologna  città, 12 a Genova
città, 6 a Savona, 9 a Reggio Emilia, 7 a  Parma, 8 a Rimini,
12 a Livorno, 11 a Massa e Pistoia città, 66 a  Roma, 9 a Terni,
13 a Napoli, 8 a Reggio Calabria, 4 a  Catanzaro, 3 a Cagliari e Sassari
città, solo per citarne alcune).  Abbiamo quindi 2.404 Comuni
dItalia dove esiste la presenza  organizzata del Partito.  Il
lavoro da fare è ancora molto. Occorre procedere con  decisione
da parte dei Regionali e delle Federazioni a  predisporre piani di
lavoro per linsediamento del Partito nel  territorio e nei luoghi
di lavoro.  È possibile porci, con gradualità sintende,
due traguardi:  1) arrivare ad avere la presenza organizzata del Partito
nei  635 Comuni sopra i 15.000 abitanti;  2) è un obiettivo
ambizioso quello di stabilire una presenza  del Partito nella metà
dei comuni italiani. Ambizioso ma  indispensabile se si vuole parlare
a buona ragione di  radicamento del Partito nel territorio  3)
raddoppiare il numero dei circoli nei luoghi di lavoro nel  prossimo
anno, tenendo presente che in questi giorni  abbiamo registrato numerosissime
nuove adesioni  soprattutto fra lavoratrici e lavoratori dipendenti. 
 Enzo Jorfida
 del Dipartimento Nazionale Organizzazione | 
| RIPARTIAMO DAI CIRCOLI
La grande manifestazione del 17  ottobre scorso ci dice,
soprattutto  due cose. La prima è che il nostro  partito
ha dimostrato una grande  reattività in un momento in cui questo 
non era scontato. La seconda, per  noi particolarmente importante,
è  che in quel corteo si è dispegata  massicciamente
una soggettività  giovanile mai prima dora così 
visibile e fortemente  caratterizzata.  In questo senso il segnale
di una  crescita politica e dunque  organizzativa dellorganizzazione 
giovanile arriva forte e chiaro ma  arriva anche e soprattutto 
lindicazione di una attenzione delle  giovani generazioni per il
nostro  partito che spesso travalica i confini  di una appartenenza
consolidata e  pienamente consapevole.  Mi pare di poter dire
che sui  contenuti, sulle posizioni che  esprimiamo sui temi
più direttamente  inerenti alle condizioni materiali di 
vita dei giovani e delle giovani di  questo paese, si concentra più 
direttamente questo interesse.  Ancora molta strada dobbiamo invece 
fare sulle pratiche del nostro  agire, sugli strumenti e sulle forme 
con cui conduciamo concretamente la  nostra battaglia politica. E
un  tema questo che investe un grande  spettro di questioni,
prima fra tutte  quella della partecipazione,  centrale per lessenza
stessa della  nostra scommessa politica, la  ricostruzione di
un forte partito di  massa.  Questo tema, che è giustamente 
divenuto centrale nella nostra  elaborazione, riassume una battaglia 
contro la passività, contro la  frammentazione per riaffermare
una  opportunità differente, la possibilità  di
trovare nella dimensione collettiva  una speranza di trasformazione
della  realtà.  E quindi, nel quadro appena  descritto
di un ampio spazio di  iniziativa tra i giovani e le  giovani,
che si colloca il tema  della campagna di adesione ai  Giovani
Comunisti per il 1999.  Tradurre questo ragionamento, queste 
intuizioni in una iniziativa politica  e sociale, in una serie di 
appuntamenti in cui intercettare  nuovi potenziali iscritti è
il compito  immediato che abbiamo di fronte  come Giovani Comunisti.
Abbiamo detto  partecipazione. Ricominciamo - ad  esempio - dai
circoli e da quel  ragionamento svolto nella Conferenza  dorganizzazione
di Chianciano di  quasi due anni fa, e facciamolo a  partire
dalla nostra specificità, dai  nostri bisogni. Facciamo dei
circoli,  a partire dalloccasione che ci  viene dallimportante
appuntamento  del tesseramento, luoghi aperti  attraverso lorganizzazione
di feste,  di momenti di (ri)aggregazione e di  socialità
non mercificata mettendo al  centro della nostra stessa propaganda 
nuovi e diversi rapporti sociali. E  costruiamo queste iniziative 
rendendone partecipi tutti i compagni  e le compagne a partire dalla 
valorizzazione delle loro esperienze  come dei loro interessi per
le  possibilità di arricchimento che  possono rappresentare
nella  determinazione di risposte ma anche e  soprattutto di
domande. Così come  dobbiamo andare nelle scuole e nelle 
università, nei centri sociali e  anche nelle discoteche a
discutere in  un caso di riforma, in un altro di  spazi aggregativi
e in un altro  ancora di gratuità dei profilattici  e
di antiproibizionismo. Dobbiamo  insomma, far sì che lappuntamento 
del tesseramento passi da pratica  amministrativa di contabilità
interna  a momento di forte iniziativa  politica esterna, di
maggiore  penetrazione nella società.  Costruiamo insomma
la nostra campagna  di adesione partendo da noi, dalla  affermazione
della nostra alterità a  questo modello che ci viene 
presentato come lunico possibile, ma  anche andando oltre noi, alla 
ricerca di interlocuzioni che nella  differenza di esperienze, culture, 
punti di vista sappiano mettere al  centro quellalterità culturale
e  politica che vogliamo rappresentare,  perchè - e questo
è il nostro punto  di partenza - non cè nulla di 
scontato, mai. 
 Nicola Fratoianni
 Responsabile organizzazione Giovani Comunisti | 
| IL PARTITO DESCRITTO DALLA MANIFESTAZIONE DEL 17 OTTOBRE
La manifestazione del 17 ottobre a  Roma ci ha descritto
una comunità di  donne e di uomini che non solo voleva, 
una volta di più, riconoscersi, ma  anche rimettersi in gioco.
Unesperienza  collettiva dunque, una rete di  culture, di intelligenze
e di energie  da cui traspariva con forza lesigenza  di un superamento
in positivo di una  fase dominata dalla politica politicante 
e dallamarezza di unassurda scissione.  Il ritorno sul territorio
impegna tutte/ i a declinare quel nucleo di intenzioni  in un rilancio
del processo di  rifondazione, cercando di abbandonare  ogni
tratto volontaristico, valorizzando  invece capacità, differenze,
dialogo,  fantasia. Sarebbe un grave errore non  rendere protagonista
una soggettività  ricca e complessa che vuole costruire 
la propria identità contro unidea  deterministica della storia,
ma fuori  dallingenuità di un percorso progressivo  lineare. 
In questa prospettiva la stessa campagna  di adesioni al Partito della 
Rifondazione Comunista per il 1999 si  presenta come terreno fertile
per farci  fare un salto di qualità. Naturalmente  occorre
da subito sgombrare il campo  dallidea, purtroppo a volte fondata
su  elementi di verità, che il tesseramento  sia solo
fredda tecnica, quasi una  consuetudine burocratica da dover 
sbrigare avendo come massimo elemento  di stimolo la gara sui numeri
con  questo o quel circolo, con questa o  quella federazione.
In realtà questi  atteggiamenti hanno spesso depotenziato 
unoccasione permanente di apertura e  sperimentazione, spersonalizzando
sia chi  lavora al tesseramento sia chi si  accingeva alladesione,
magari per la  prima volta.  Se lidea di ritessere equilibri
più  avanzati socialmente, stimolando per  questo le forze
di sinistra e  democratiche, deve essere per tutti un  orizzonte
a cui tendere nel medio  periodo, diventa altresì determinante 
attrezzarsi per uninterpretazione e  unazione a livello decentrato,
su un  territorio diventato strategico per la  messa a valore,
da parte liberista, di  ogni interstizio vitale. E proprio a 
questo livello che le persone sono in  presa diretta con i grandi
guasti e  le sempre più grandi debolezze del  modello
dominante, ne vivono gli  aggiustamenti e le varianti locali come 
devastazione del legame sociale in un  crescendo di conflitti orizzontali: 
questa azienda contro quella, quel  lavoratore contro quellaltro,
quel  giovane contro quellanziano, etc..  La radicalità
di tali fenomeni  attraversa figure e inetri ceti: sono i  luoghi
delezione di una sinistra  antagonista a essere frammentati e 
recalcitranti a una lettura agevole.  Architettare azione e movimento
politico  di ampio respiro non è semplice, implica  una
serie di passaggi e tappe che non  accettano scorciatoie. Daltro
canto  per noi non è neanche possibile  eliminare un qui
e ora, un mettere  le mani dentro i problemi per dislocare 
delle linee di resistenza, degli  embrioni di progetto che si sappiano 
organicamente legare con un senso più  complessivo, di alternativa
appunto.  Siamo quindi chiamati a un duplice  sforzo per contemperare
una riflessione/ azione culturale e strategica con la  necessità
incomprimibile di stare nella  società e nelle sue aspre 
contraddizioni. Per portare avanti  questo impianto non bisogna perdere
mai  di vista il nesso tra i due livelli del  ragionamento, occorre
anzi farli  interagire, far sì che uno travasi  nellaltro
e viceversa. Così come  occorre valorizzare al massimo il 
rapporto con le soggettività e le  aggregazioni di una sinistra
sociale che  vuole, sulla base di uninterazione  autentica,
mettere alla prova lidea  di antagonismo diffuso. Deve essere una 
prova e una possibilità anche per una  Rifondazione interessata
ad annodare  mille fili con chi ricostruiscelegame  sociale,
con le geometrie variabili di  chi pratica tentativi di autogestione
e  di contrasto alleterodirezione delle  forme di mercato. 
Lapertura di una nuova stagione di  tesseramento non può che
farsi  attraversare da tutti questi temi. Con  la tessera si
deve muovere unidea di  Partito e quindi la sua capacità di 
insediamento di massa.  Nulla di scontato, dunque, e invece 
massima attenzione allarticolazione  sociale in cui siamo immersi.
Uscire dai  circoli, dalle federazioni per  trasformare la campagna
di tesseramento  in una preziosissima azione politica.  Landare
con le tessere e un banchetto  allinterno di un quartiere può
e deve  essere occasione per imbastire un nuovo  lavoro dinchiesta,
così come il  tesseramento di un disoccupato può e 
deve diventare il tentativo di  costituire un coordinamento di chi
si  trova senza lavoro.  Ladesione al Partito della Rifondazione 
Comunista, così concepito, saprà parlare  a molti con
un linguaggio diretto,  sostanziato da un reale e condiviso 
interesse per problemi e soluzioni. Sarà  unadesione che potrà
contribuire, in  modo determinante, a una ricomposizione  di
classe che continua a essere uno  degli obiettivi prioritari per costruire 
lalternativa. 
 Alberto Deambrogio
 Segretario Federazione di Alessandria | 
| QUELLI CHE SI DIFENDONO LE PENSIONI, QUELLI CHE SI BATTONO PER IL LAVORO, QUELLI DELLE 35 ORE
Quelli che difendono le pensioni. Quelli che si battono per
il  lavoro.  Quelli delle 35 ore.  Così, fino a oggi,
Rifondazione Comunista si è caratterizzata  agli occhi dellopinione
pubblica. E su questi temi, di carattere  generale, è cresciuto
il consenso. Una crescita di consenso,  anche elettorale, cui però
non è corrisposto un aumento del  numero di iscritti. In Liguria,
dal 1992 il numero degli iscritti è  sempre uguale. Anche se
il fenomeno del turn over ha  interessato circa 2.500 compagni (918
solo negli ultimi due  anni). Un mancato incremento di tessere da
attribuire, è vero,  a deficienze organizzative; allassenza
- nel caso del turn over -  di un rapporto reale tra circolo e i propri
iscritti. Ma è pur vero  che il grande limite che registriamo
è
la difficoltà di articolare  iniziative nel territorio, che
non siano di propaganda, su  questioni che riguardano la vita quotidiana
della gente:  trasporti, casa, salute, assistenza, scuola. Una difficoltà
che  deriva da un insediamento sociale ancora troppo debole, da 
una scarsità sempre maggiore di quadri, da una sempre più 
errata impostazione del ruolo istituzionale. Tutto ciò alimenta, 
in un circolo virtuoso, autoreferenzialità, tendenza a un 
partito dopinione e ripiegato nella sua vita inetrna,  separatezza
dei quadri e delle figure istituzionali.  Laddove si sono fatti passi
in avanti è perchè si sono impostate  e costruite delle
vere e proprie vertenze territoriali. Sulle  questioni del lavoro,
della deregolamentazione del territorio,  dellambiente. E soprattutto
un risultato del partito se Alta  Voracità in Liguria non
corre più, se il pasticciaccio della linea  ad Alta Velocità
Milano Genova è stato fermato. Una vittoria  costruita sulla
capacità di coinvolgere le popolazioni, di  interloquire con
la realtà sociale, di essere motori e  organizzatori del conflitto
sociale. E sulla strada delle vertenze  territoriali occorre insistere.
Tutta la Liguria è interessata da  proposte di Patti Territoriali;
a La Spezia incombe un contratto  darea. Flessibilità del
lavoro, deregolamentazione del  territorio. Su queste proposte segnaliamo
un forte ritardo del  partito, spesso anche per una mancanza di comunicazione
con  i nostri gruppi istituzionali troppo rinchiusi nelle loro stanze 
sugherate. Così come segnaliamo un forte ritardo di iniziativa 
politica sulla riorganizzazione dei trasporti locali. Tagli dei  servizi,
privatizzazione e subconcessioni delle linee, tutto in  funzione delle
logiche di mercato: questa è la legge che la  giunta ligure
di centrosinistra sta per approvare. I cui effetti  colpiranno, in
maniera pesante, le popolazioni già disagiate  delle nostre
periferie.  E questo il cammino che il comitato regionale ligure
sta  cercando di intraprendere: portare le questioni nazionali nelle 
situazioni locali, legare il tema del lavoro, della salute, dei  trasporti,
dellambiente, della casa, della scuola, a specifiche  vertenze territoriali.
Per ricostruire il protagonismo dei circoli,  delle federazioni. Per
rafforzare le strutture territoriali e per  formare quadri capaci.
Un percorso non facile, ma il solo  percorribile, nel difficile cammino
della costruzione del partito  di massa. 
 Giacomo Conti
 Segreteria regionale Liguria. | 
| FEDERAZIONE DELL'UNIONE EUROPEA: E' NATO UN NUOVO CIRCOLO DEL PRC
Il 1° luglio 1998, in occasione di  una permanenza
a Bruxelles del  Segretario Nazionale del Partito,  Fausto Bertinotti,
si è tenuta una  affollata assemblea di simpatizzanti di 
Rifondazione Comunista residenti in  Belgio. In quelloccasione da
parte di  alcuni nostri iscritti presenti  allassemblea, si
è assunto limpegno di  far nascere un circolo del Prc anche
in  Belgio. Ad oggi gli iscritti sono già  19 e a metà
settembre si è tenuto il  Congresso fondativo del Circolo,
che  prenderà il nome di Liberazione 2000.  Pubblichiamo
il testo dellintroduzione  allAssemblea del 1° luglio, svolta
dal  compagno Umberto Misto, operaio della  Ford di Genk e Segretario
del Circolo.
 Cari compagni e amici, innanzitutto voglio ringraziarvi tutti per la vostra presenza. Oggi per noi, compagni di Rifondazione, è un grande giorno. E da un paio di anni che cerchiamo di costruire il nostro Partito in Belgio. Sappiamo che alcuni compagni si sono lamentati per la nostra assenza sul territorio, ma riprendere i contatti con gli emigrati è stato un lavoro non facile, lento e laborioso. Ma ora che abbiamo riallacciato, non molleremo più. Ripeto, oggi, per noi è un gran giorno perchè finalmente possiamo dire che esistiamo anche in Belgio. Abbiamo dato vita al nostro circolo Liberazione 2000. Da questo momento siamo lieti di collaborare con tutte le altre Associazioni e tutti gli altri circoli presenti in Belgio per migliorare le condizioni degli emigrati, per apportare la nostra sensibilità sociale e mettere a disposizione le nostre forze ed esperienze per cercare di cambiare questa società e di renderla più giusta nei confronti degli operai, dei giovani, delle donne. Come prima attività abbiamo scelto un dibattito sulla cittadinanza degli italiani in Europa, appunto Cittadino italiano, cittadino europeo?. Qualè il rapporto tra italiani allestero e lItalia, diritti e doveri di tutti. Noi emigrati siamo cittadini europei? Riceveremo il diritto di voto? Quale può essere il nostro ruolo in questa Europa dove la moneta unica è una realtà ma si trascura laspetto sociale che dovrebbe crescere, svilupparsi almeno come gli altri aspetti in Europa? La disoccupazione, ad esempio, è un enorme problema, aumentano i ritmi di produzione e diminuiscono i posti di lavoro, abbiamo bisogno di un miglioramento della qualità della vita e della qualità del lavoro, pensiamo, per esempio, alla riduzione dellorario di lavoro a parità di salario. Siamo certi che riusciremo a lavorare bene soprattutto con i circoli e i partiti di sinistra ma anche con tutti coloro che più condividono il nostro modo di sentire e vedere le ingiustizie; lavoreremo insieme su tutte le politiche che ci accomunano, dando così più forza alle nostre richieste. Ci impegneremo con serietà anche nella preparazione delle prossime elezioni europee del 1999. E nostra intenzione instaurare contatti anche con i partiti belgi così i compagni e gli emigrati della seconda generazione potranno seguire politiche più vicine a loro e saranno motivati a una militanza più attiva. La politica e la coerenza del nostro Partito la conoscete già. Da sempre difendiamo tenacemente i lavoratori e le fasce sociali più povere. Sappiamo perfettamente che in questa Europa capitalista, completamente presa dal vortice economico che lUnione europea ha voluto promuovere a discapito delle politiche sociali, cè gente più povera, famiglie intere che subiscono le conseguenze di queste scelte, quindi siamo convinti che oggi più che mai i comunisti siano necessari in Italia e in Europa. Appoggiando il governo o allopposizione il Partito della Rifondazione Comunista resta il partito che più difende gli interessi dei lavoratori e lotta affinchè le richieste legittime dei giovani ad un posto di lavoro siano esaurite. Cè gente ha bisogno di questo Partito, che dà loro la forza di credere che non combattono da soli | 
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Partito
della Rifondazione Comunista
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