
 Partito
della Rifondazione Comunista - Direzione
Partito
della Rifondazione Comunista - Direzione 
| ECCO IL PUNTO! di Milziade CapriliSARNO: IL DIARIO DI UNA ESPERIENZA di Ivana Esposito e Enzo SansoneGLI ELETTI COMUNISTI INCONTRANO I CITTADINI di Franco IachiniLA FEDERAZIONE DEL PRC DI CROTONE APRE NUOVI CIRCOLI di Giorgio De SantisIL PARTITO NEL MEZZOGIORNO di Enzo JorfidaSTUDENTI A PALERMO di Marco Assennato | 
| VERSO L'ASSEMBLEA DEI QUADRI MERIDIONALIGiovanni Russo SpenaA me pare che uno dei temi principali della Conferenza dei  quadri
meridionali debba essere lattenzione puntigliosa,  rigorosa che
dobbiamo portare alla costruzione del partito. E  una priorità
che le compagne e i compagni hanno voluto  giustamente sottolineare
anche nella lunga, articolata,  processuale fase preparatoria. Ne
sono evidenti i motivi: da un  lato, cresce disgregazione sociale,
il vero e proprio sfibramento  del sociale, la sua sussunzione dentro
la politica istituzionale;  dallaltro, perché nel Sud possente
è il portarsi dellelemento di  coazione implicito nel meccanismo
dellaccumulazione  capitalistica sul terreno diretto della politica
(la logica del  mercato e dellimpresa tendono, insomma, a pervaderla
fino al  tentativo di svuotarne ogni strumento democratico, di 
controllo, di regolazione).  Noi vogliamo rovesciare lordine del
discorso e delle cose: il  Sud da retrivo luogo di disperanti contraddizioni,
tipico di un  meridionalismo interclassista e piagnone a luogo privilegiato 
di laboratorio progettuale.  Stando attenti ad evitare lautoreferenzialità
e  lautosufficienza. La nostra direzione di marcia è quella
di un  partito di massa che si faccia società. Sottolineando
entrambi i  concetti: partito di massa, che si costruisce, in realtà,
solo se  sappiamo diffondere socialità, socializza-zione.
Io penso,  cioè, a una identità meridionalista forte,
a una  connotazione, a una specificità meridionalista molto
marcata,  nel modo stesso di vivere il tempo, lo spazio, di agire
la  ricchezza delle proprie culture, non a un partito meridionale 
che sia mera ridotta, mero distaccamento passivo  dellapplicazione
della linea nazionale; un partito, nel  Mezzogiorno, che sappia rielaborare,
riarticolare  (larticolazione è elemento culturale e di prassi
fondamentale);  e, nello stesso tempo, che sappia incidere sulla linea
nazionale,  alimentarla e pretendere presenza; cambiarla, se occorre. 
Rifiuto, invece, le tendenze, presenti anche in famosi sindaci 
del Sud, tese a identificare una sorta di patto meridionalista, 
un partito meridionale di tipo trasversale, interclassista, che 
mette allo stesso tavolo, in una sorta di sublimazione della  concertazione,
industriali, enti locali, sindacati: il Mezzogiorno  ha molti nemici,
io credo, al suo interno e il conflitto di classe  non può
essere appannato dalla retorica di un generico ed  indistinto sviluppo
del Mezzogiorno. Noi non ci stiamo a  questa operazione che vuole
trasformare il Mezzogiorno in  una enorme, indistinta, zona franca
di 20 milioni di  persone, luogo di massima precarizzazione e di salari
molto al  di sotto dei minimi contrattuali. Abbiamo proposto un 
progetto altro, un conflitto che si articoli su proposte  precise.
Occorre pensare al Sud dItalia come area centrale del  Mediterraneo,
valorizzando il suo ruolo geopolitico,  costruendo nuove relazioni
economiche tra paesi delle diverse  sponde del Mediterraneo, alimentando
cooperazione e  sviluppo, sconfiggendo la logica della zona franca 
mediterranea imposta dal WTO alla Conferenza di Barcellona;  restituendo
al Mezzogiorno dItalia la sua vocazione storica di  tramite tra lEuropa
unificata e il Sud del mondo. Una funzione  storica di cooperazione
e di pacificazione.  Le 35 ore, allora, i lavori a valore duso sociale,
lAgenzia per  loccupazione, sono un disegno unitario; alludono al
conflitto  per imporre strategie industriali e anche la redistribuzione 
produttiva sul territorio nazionale. Alludono alla costruzione  di
reti formative qualificate, ai sistemi di ricerca integrata, alla 
costruzione di acquedotti e ferrovie.  E si accantoni, definitivamente,
presidente Prodi, quel  devastante e micidiale mostro che è
il progetto del Ponte sullo  Stretto di Messina! Per noi, la nuova
questione meridionale  significa lottare per politiche attive che
facciano del lavoro la  variabile perseguita; un lavoro per uno sviluppo
di qualità, che  sappia porsi anche il tema della metropoli
meridionale, della  riqualificazione urbana.  Io temo molto che
tanti quartieri delle nostre metropoli, tante  periferie, stiano diventando
veri e propri deserti di socialità,  privazioni di senso. Organizzare
il conflitto, progettare  lalternativa, ricostruire una socializzazione;
questo è il  compito che ci diamo come comuniste e comunisti!
Sono  convinto che lAssemblea dei Quadri Meridionali di metà 
giugno costituirà un importante primo momento di verifica 
del lavoro che da un anno collettivamente svolgiamo e ci  permetterà,
soprattutto, un salto di qualità nella costruzione di  strutture
di movimento e di lotta. E una via obbligata per non  vivere una
preoccupante involuzione da partito militante di  massa a partito
che vive di rimessa rispetto allimmagine  nazionale e rispetto al
solo, importante, insediamento  istituzionale  | 
| ECCO IL PUNTO!Milziade Caprili
Il 13 e 14 giugno a Napoli vedrà  una prima conclusione il
percorso che  abbiamo costruito attorno alla  Assemblea dei quadri
meridionali. A  Napoli, appunto, proprio mentre si  sta sviluppando
un movimento con  caratteristiche anche contraddittorie  sui
temi del lavoro che non cè,  che continua a non esserci connotando 
così la vita di intere generazioni.  Per la prima volta con
con queste  modalità il quadro dirigente del  partito
sarà chiamato a riflettere  sui nodi strategici della nostra 
presenza nella società meridionale.  Con questa modalità
intendo  precisamente il lungo e partecipato  lavoro di predisposizione
del  documento preparatorio; le riunioni  degli organismi dirigenti
convocate  per discutere del documento stesso; le  iniziative
pubbliche che sono state  organizzate in quasi tutte le regioni 
meridionali. Con lespressione   questa modalità intendo
soprattutto  il lavoro che metteremo in campo  dopo il 13/14
giugno, gli sviluppi  che sapremo garantire allAssemblea.  Non
è stata e non è cosa di poco  conto. E perché
si determini una  condizione tale da rendere possibile  un qualche
avanzamento, dobbiamo  partire dalle cose come realmente  stanno
e non da come pensiamo sarebbe  bene stessero. Intanto si dovrà
dire  della indubbia vitalità delle nostre  organizzazioni
meridionali che hanno  visto tutte (o quasi: lunica  eccezione
appare la Calabria)  incrementata la loro forza  organizzata.
Ciò è tanto più  rilevante ove si considerino
le  condizioni di partenza, le difficoltà  materiali,
la struttura della società  civile, la presenza di poteri 
criminali ed il loro impasto con punti  , personaggi, luoghi della 
politica. Dei molti aspetti di cui si  dovrà parlare a me interessa
qui  richiamarne uno solo. E del resto,  questo di cui voglio
parlare,  materia viva nellimpegno quotidiano  di molte nostre
compagne e molti  nostri compagni a Napoli prima di  tutto, in
Campania e nelle altre  regioni meridionali. Dobbiamo  liberarci
di certe modalità della  politica, non cè dubbio. 
Conosco  alcune realtà dove attorno alla  necessità
di costruire le zone come  dimensione di aggregazione di  circoli
altrimenti deboli perché  troppo piccoli o come modalià 
organizzativa in grado di renderci  più capaci di far fronte
a tematiche  particolarmente complesse di  determinati comparti
territoriali o  attorno alla volontà di aprire nuovi 
circoli, attorno a tutto questo ho  contato anche sei riunioni degli 
organismi dirigenti preposti per  poi, magari, non farne di nulla. 
Oppure gli strascichi delle  competizioni elettorali. Tutto questo 
 ho già avuto modo di dirlo   entra, e per fortuna, sempre
più in  collisione con il senso di una nuova  militanza
di tante compagne e tanti  compagni. Un partito che come il 
nostro accresce il proprio  radicamento, non può che patire 
profondamente tutti i tentativi di  portare le cose indietro, di vivere 
di soli  equilibri nei gruppi  dirigenti. Quello che si chiede
è  una ulteriore innovazione come  condizione per non
regredire. Già  abbiamo fatto ma dobbiamo ancora  caricare
di più sul tema del  lavoro. Lo abbiamo detto a  Chianciano
e mi pare che possiamo  dirci di nuovo oggi della  drammatica
condizione della società  meridionale. In particolare la 
precarizzazione, la provvisorietà,  la flessibilità
sono divenute  categorie del quotidiano; la  disoccupazione di
massa nel  Mezzogiorno ha determinato un  distacco tra paese
legale e paese  reale; la sfiducia e la disperazione  di intere
generazioni non trovano  ascolto e rappresentanza nelle forme 
tradizionali dorganizzazione sociale  e politica della sinistra e
del  movimento operaio, ecco il punto!  Ancora oggi il partito
ha difficoltà  a intercettare il fenomeno di massa  più
dirompente di questa fase del  capitalismo italiano: la  disoccupazione
come elemento di massa  e permanente. Nel Sud lofferta di  manodopera
inoccupata ha raggiunto  livelli non più tollerabili, nonostante 
la flessibilità di fatto che permea  il malcerto sistema produttivo
e  riduce a lavoro nero gran parte  delloccupazione non pubblica;
qui  disoccupazione equivale a  ricattabilità e questultima
non  genera coscienza critica collettiva,  ma passività
e adeguamenti. Il  partito stesso appare qualche volta  stretto
tra difficoltà oggettive,  mancanza di strumentazione 
culturale, abbondanza di beghe e  di liti che ingessano liniziativa. 
Da qui si dovrà partire, dunque,  dalla materialità
delle condizioni  del partito meridionale per capire  meglio
dove andare..  Anche da questi punti di vista è  servito
il percorso verso lAssemblea  dei quadri meridionali e, ne sono 
certo, servirà la discussione del 13  e 14 giugno.  | 
| SARNO: IL DIARIO DI UNA ESPERIENZA
Il giorno 7 maggio, dopo più di ventiquattro ore  dallalluvione,
un gruppo di Giovani comuniste e comunisti  napoletani si è
dato appuntamento, di mattina presto, nei  pressi della federazione
napoletana del Partito. Avevamo  poche notizie: quelle via radio,
che parlavano ancora di una  tragedia dalle dimensioni ridotte,
e quelle, ben più  allarmanti, dateci da alcuni compagni dirigenti
regionali e  provinciali che già dal giorno prima erano corsi
sul posto,  memori di quella antica sciagura (il terremoto del 1980)
che  ancora oggi resta indelebile nelle menti di chi lo ha vissuto. 
Un piccolo autobus della fondazione Idis, messo a disposizione  con
tempestività, ci ha portato nel paese di Sarno, provincia del 
salernitano, in realtà molto vicina a Napoli, come il prefisso 
telefonico, uguale a quello della provincia partenopea,  dimostra.
E lo spettacolo offerto alle incredule viste, ancora  adesso, è
difficile da spiegare a chi non è stato sul posto. E,  soprattutto,
era ben differente da quanto gli organi  di  informazione, e
la stessa protezione civile, che continuava a  parlare di situazione
sotto controllo, andavano dicendo in  quelle frenetiche ore. 
La realtà dei fatti superava, abbondantemente, ogni  immaginazione:
Episcopio, la frazione di Sarno più prossima al  monte e agli
squarci della terra, era completamente coperta  dal fango. Una intera
compagine sociale sembrava di colpo  cancellata, interi quartieri
non erano più visibili ad occhio  nudo, ma solo immaginabili,
provando a ricostruire,  mentalmente, quello che doveva esserci prima,
a partire da  quelle tracce remote che per caso erano state risparmiate
dal  disastro. E qualche container spazzato via, dove ancora viveva 
chi aveva perso la propria abitazione il 23 novembre di  diciassette
anni fa, ci aveva fatto capire, subito, quanto forte è  stata,
in questi anni, lassenza dello Stato.  Poi, oltre ai danni, quella
atmosfera imperante: silenziosa,  come solo dopo una tempesta, e,
ancora, lodore pungente del  fango, il totale stato di abbandono,
la mancanza di qualsiasi  forma di aiuti. E ununica reale presenza,
quella di alcuni  volontari dei vigili del fuoco.  La scelta
di dare vita a quelle che poi abbiamo chiamato  brigate di solidarietà
5 maggio è stata pressoché immediata,  ed è
sembrata unesigenza non rinviabile proprio per quella  visibile assenza
di aiuti alle popolazioni colpite. Da venerdì 8  maggio, dopo
innumerevoli lungaggini burocratiche, e per  tutti i giorni successivi,
abbiamo organizzato le brigate  raccogliendo ladesione dei Giovani
comunisti appartenenti a  tutte le provincie della regione.  
Dallinizio siamo stati presenti con la nostra identità, senza 
rinunciare, come ci era stato incredibilmente chiesto da  qualche
burocrate del volontariato, alle magliette con il Che  Guevara. 
Nei primi giorni lintento che ci ha guidati è stato quello di 
salvare qualche vita umana. E ritrovare vivo Roberto, dopo  quasi
settandue ore, è stato, forse, lunico momento di gioia.  Venerdì,
il primo giorno, ancora non era stato istituito un  centro operativo,
era ancora assente una qualunque forma  organizzata di soccorso, ed
eravamo presenti soltanto noi  volontari e le popolazioni disastrate.
Le forze dellordine del  posto a cui ci siamo rivolti ci hanno indirizzato
al cimitero,  coperto anchesso dal fango: abbiamo lavorato a turno, 
alternandoci con le poche pale che eravamo riusciti a  recuperare
qual e là, immersi nel fango quasi fino alla vita. E  alcuni
compagni hanno sistemato i cadaveri nella bare. Nelle  ore e nei giorni
successivi abbiamo proseguito scavando  laddove ce lo chiedevano gli
stessi cittadini.  Dopo il primo impatto abbiamo iniziato ad organizzarci 
meglio, trovando noi stessi gli strumenti, messi a disposizione  da
alcuni lavoratori dellAlisud, che hanno anche loro aderito  alle
brigate, portando in questa nostra corsa la solidarietà delle 
forze democratiche e produttive della regione. Come nel 1980,  come
nel Polesine.  Nei fine settimana compagne e compagni dei Giovani 
Comunisti di diverse città  italiane hanno partecipato alle 
brigate.  E, lavorando anche nelle abitazione dei cittadini, quelle
dei  poveri del posto che non potevano, come hanno invece fatto i 
ricchi, rivolgersi a ditte private, si è cominciato ad instaurare 
con la popolazione anche un rapporto solidale. Ma quella  frustrazione
di chi si è sentito abbandonato dallo Stato,  colpevole non
solo per il mancato intervento dopo il disastro,  ma anche per le
responsabilità pregresse, è rimasta, tutta  intera. 
Lassenza di una pianificazione e di un controllo urbanistico, la 
costruzione selvaggia delle case laddove dovrebbe esserci la  terra,
ma soprattutto questo modello di sviluppo sono  i  mandanti morali
di questa tragedia. Un modello di sviluppo  che, in tutti questi anni,
ha messo il mercato, i profitti, e non i  bisogni della gente in carne
ed ossa, al centro del proprio  intervento. Al centro della propria
politica.  Adesso potremmo dire che lavevamo detto in tempi non 
sospetti. Che eravamo stati tra i pochi a denunciare questo  stato
di cose. Adesso, diciamo, invece, unaltra volta, che  bisogna cambiare
direzione, e sul serio, prima che sia troppo  tardi. Ivana Esposito  Coordinamento provinciale  Giovani
Comunisti Napoli Enzo Sansone Coordinamento regionale  Giovani
Comunisti Campania | 
| GLI ELETTI COMUNISTI INCONTRANO I CITTADINI
Gli eletti comunisti incontrano i  cittadini: in tanti hanno partecipato
a  questa iniziativa svoltasi nella sala del  Consiglio della
X Circoscrizione.  Rappresentanti di Comitati di quartiere, 
centri anziani ed associazioni hanno  preso la parola per avanzare 
suggerimenti, critiche, proposte per  affrontare insieme i problemi
grandi e  piccoli del nostro territorio e delle  190 mila persone
che ci abitano. Altri  cittadini hanno lasciato per iscritto le 
loro osservazioni su una scheda  predisposta.    Questo
incontro pubblico è servito per  lanciare una iniziativa permanente
del  nostro circolo. Tutti i lunedì, dalle  ore 18 alle
21, i compagni nelle  istituzioni ai vari livelli (Parlamento, 
Comune, Circoscrizione) sono presenti in  sezione (Via G. Chiovenda,62
- tel.  7217789) per raccogliere  sollecitazioni, notizie, problemi
dai  cittadini, dalle associazioni, dai  comitati e per fornire
loro il nostro  punto di vista, risposte concrete,  proposte
di iniziativa e di impegno.  Sulle questioni di interesse più
generale  si metteranno in piedi iniziative di  lotta e vertenze.
Lattivazione di  questa sorta di sportello, in un  periodo
non elettorale, ha anche  lintento politico di mostrare il modo di 
agire degli eletti comunisti come parte  integrante del Partito. Uno
sportello  diverso dagli uffici che alcuni politici  hanno aperto
nella nostra zona con lo  scopo di assicurarsi una clientela per la 
propria rielezione. Il bilancio di  queste prime settimane è
incoraggiante:  molti cittadini si sono rivolti a noi e  decine
di schede ci sono pervenute sulle  situazioni più disparate
che stiamo  seguendo informando costantemente gli  interessati.  
Questa idea è nata dallesperienza  positiva di questi anni
durante i quali  il rapporto costante tra circolo e  compagni
nelle istituzioni ha permesso di  mettere in piedi diversi movimenti
di  massa di cui il nostro Partito è stato  parte fondamentale:
per la riapertura  del Parco archeologico, contro la  chiusura
del consultorio, per la difesa  degli inquilini degli enti pubblici, 
sulla viabilità.    Esemplare è stato il caso
della  battaglia contro la chiusura dei  poliambulatori e la
privatizzazione  dellex clinica Don Bosco. Questa  battaglia
ha preso lo spunto da un  progetto della ASL RMB di  privatizzazione
dellex clinica Don Bosco  di proprietà pubblica. Progetto 
clandestino di cui sono venuti in  possesso i nostri eletti in Circoscrizione
e  su cui immediatamente tutto il Partito  si è mobilitato
per contrastarlo. Il  movimento messo in piedi ci ha permesso 
di creare un Comitato che ha raccolto  oltre cinquemila firme con
una media di  tre - quattro banchetti a settimana.  Qualche risultato
è già stato  conseguito: il Tg regionale ha fatto un 
servizio su questo movimento; il Consiglio  circoscrizionale ha approvato
un ordine  del giorno presentato dal nostro  Partito; il presidente
della ASL si è  affrettato a dichiarare pubblicamente 
che si trattava solo di uno studio di  fattibilità, ma che
tutto è ancora da  decidere! Ma se non ci fosse stato 
questo stretto rapporto tra compagni  nelle istituzioni e Partito
il movimento  sarebbe nato, lordine del giorno  sarebbe stato
approvato, il presidente  della ASL avrebbe fatto un primo passo 
indietro?    Crediamo anche che questo modo di  lavorare
sia il vero antitodo  allelettoralismo che talvolta investe 
anche il nostro partito o al rischio di  separatezza tra chi sta nelle 
istituzioni, chi nelle sezioni e chi nei  movimenti. Franco Iachini Segretario del circolo "Luigi Longo"
- X Circoscrizione di Roma | 
| LA FEDERAZIONE DEL PRC DI CROTONE APRE NUOVI CIRCOLI
Comincia a essere visibile il  difficile ma costante lavoro 
organizzativo e politico della  federazione del PRC di Crotone. 
Dopo il risultato positivo avuto nella  competizione elettorale 
amministrativa a Roccabernarda,  dove il PRC ha raddoppiato i propri 
voti, contribuendo in maniera  determinante al successo della lista 
presentata insieme al PDS, cominciano  a concretizzarsi anche gli
sforzi  organizzativi che sta producendo il  nuovo gruppo dirigente
eletto dalla  Conferenza di Organizzazione del 17  gennaio scorso. 
Pur tra mille difficoltà, anche di  natura economica, comunque
il  Segretario della Federazione e il  Responsabile dellOrganizzazione 
stanno portando avanti il programma  che prevede lapertura dei circoli 
di Rifondazione Comunista nei comuni  dove il partito è assente
e, dove è  possibile, anche nei luoghi di lavoro  con
la costituzione dei circoli  aziendali.  La presenza e il ruolo
del Partito  della Rifondazione Comunista sono  fondamentali
non solo per arginare un  disegno politico che vorrebbe  imporre
alla Calabria e a Crotone in  particolare uno sviluppo basato sulla 
flessibilità e sul precariato, ma  soprattutto per una battaglia
di  progresso civile, sociale ed  economico della nostra provincia. 
Non a caso il PRC di Crotone, anche  se da solo, si è battuto
contro il  contratto darea e ha denunciato  il tentativo delle
forze padronali e  conservatrici di scardinare,  attraverso i
contratti darea e i  patti territoriali, il Contratto  Nazionale
e le tutele normative dei  lavoratori dipendenti.  Abbiamo ribadito
che il contratto  darea (con altri contenuti) può  essere
uno strumento utile allo  sviluppo solo se viene limitato alle 
sole aree per cui è stato previsto,  perché altrimenti
diventa unaltra  cosa, e per questo abbiamo proposto  uno sviluppo
basato sulle  infrastrutture e servizi, sulla difesa  del tessuto
produttivo esistente, sul  superamento della legge 442 per  introdurre
il turn over nei cantieri  forestali, utilizzando i lavoratori 
nella difesa dei boschi e nella  sistemazione idrogeologica del 
territorio, sulla creazione di nuovi  posti di lavoro attraverso la 
riduzione dellorario di lavoro a 35  ore a parità di salario
e proponendo  una fiscalità di vantaggio che renda  conveniente
il trasferimento delle  imprese a Crotone, senza toccare i  diritti
e i salari.  Abbiamo voluto collegare queste  nostre iniziative
sui temi del lavoro  e dellorganizzazione a un maggiore  radicamento
del partito. Proprio in  questa direzione nei giorni 8 e 9  giugno
si inaugureranno ben quattro  circoli: CRUCOLI TORRETTA, CIRO 
MARINA, BELVEDERE SPINELLO, GERENZIA Giorgio De Santis della Federazione del PRC di Crotone | 
| IL PARTITO NEL MEZZOGIORNOPremessaIl PRC aveva nel 1991 nelle 9 Regioni del Mezzogiorno 44 Federazioni mentre nel 1997 ne aveva 47. Questa differenza è determinata dal fatto che le Federazioni di Matera e Potenza si sono costituite nel 1993, mentre la Federazione della Gallura è nata nel 1996, ritagliandola dalla Federazione di Sassari. Sino al 1993, perciò, in Basilicata non avevamo iscritti, mentre nella Gallura alcune decine di iscritti erano organizzati dalla Federazione di Sassari. | 
| (*) Nel numero su carta ci sono le tabelle con il dettaglio dell'andamento del tesseramento al Partito nel Meridone negli anni 1991 - 1997 | 
| STUDENTI A PALERMO
Non è facile essere studenti a Palermo: un ateneo da 60.000 
iscritti, molti dei quali fuorisede, una cittadella universitaria 
nella quale primeggiano le grandi incompiute (il numero  delle opere
ultimate è pari al 3% di quelle finanziate), una  percentuale
di laureati tra le più basse dItalia (circa il 25%  degli
iscritti), servizi e strutture insufficienti se non assenti  drammaticamente.
Un contesto governato dalla solita, caotica  logica affaristica e
clientelare, dalle solite famiglie di baroni  mafiosi. E come in un
gioco di scatole cinesi questo caos è  immerso nellaltro caos,
la Regione Siciliana, che nellultimo  anno ha tagliato i fondi per
più di 1.000 borse di studio  utilizzando invece il gettito
ricavato dallistituzione della Tassa  Regionale per il Diritto allo
Studio (applicata  indiscriminatamente e senza nessun tipo di esenzione)
per  coprire parte dei numerosi vuoti presenti in un bilancio 
regionale ormai fallimentare.  E in questa situazione, nella quale
i pulcini fascisti di Azione  Giovani primeggiano avallando lo status
quo, che nasce il  circolo Universitario di Rifondazione Comunista.
E un  progetto ambizioso il nostro, almeno quanto necessario. Il 
circolo nasce per raccogliere i messaggi forti di disagio della  popolazione
universitaria, per catalizzare le energie e le  intelligenze di quei
rappresentanti della cultura democratica  presenti nella nostra realtà
al fine di costruire unazione  politica riformatrice per lateneo,
partendo dallinterno di  esso, partendo dagli studenti. Il modo di
stare dentro i  movimenti, di muoversi da studenti tra gli studenti,
a Palermo  non basta. Obiettivo del circolo è crearli i movimenti,
fare da  trampolino per il rilancio di una stagione di riflessione,
analisi  ed elaborazione politica complessa, per lorganizzazione
(in  questo momento, a fronte delle proposte di riforma  ministeriali)
di azioni conflittuali e costruttive. E, dicevo, un  progetto ambizioso,
ma possibile.  Questanno abbiamo costruito importanti momenti di 
confronto con la realtà studentesca palermitana, basti pensare 
allesperienza delloccupazione della Facoltà di Lettere, 
momento in cui siamo riusciti a essere i principali interlocutori 
del movimento, a riflettere assieme su contenuti e prospettive  politiche.
O ancora al problema eterogeneo dei medici  specializzandi con i quali
abbiamo iniziato una importante  riflessione sulla connessione complessa
tra università e lavoro.  Dobbiamo adesso fare un passo in
avanti che possa rendere  lanalisi e la critica proposta politica. 
Dobbiamo partire dalla questione del diritto allo studio (e  questo
ha un immediato e preciso significato in una regione in  cui esiste
una tassa e non una legge sul diritto allo studio),  riprendere il
disegno di legge proposto allARS dal gruppo  parlamentare del PRC
e migliorarlo alla luce del nuovo DPCM  Berlinguer e il lavoro dei
compagni della commissione  nazionale Diritto allo Studio dei Giovani
Comunisti per farne  strumento e piattaforma di movimento, convinti
come siamo  che le riflessioni sullUniversità debbano necessariamente 
partire dai problemi legati al diritto allo studio. Su questo a  Ottobre
lanceremo uniniziativa pubblica, un incontro con la  città
che sappia legare la nostra critica dellesistente a un  rilancio
su questi temi. Ma per creare radicamento stiamo  lavorando a due
importanti inchieste: una sul caro fitti per gli  studenti e laltra
sulle dichiarazioni di reddito degli studenti  per accedere ai servizi
dellOpera Universitaria (momento  questultimo in cui si registrano
brogli ed evasione fiscale).  Dal mese di Ottobre il circolo Universitario
sarà presente nella  cittadella universitaria di viale delle
Scienze con 2 tavolini la  settimana, per distribuire materiale di
analisi critica e rilancio  sulla riforma dellUniversità.
Accanto a questo lavoro  cerchiamo di spingere per la formazione di
collettivi nelle  singole facoltà (che possono costruire vertenze
legate alle  diverse realtà), che si aggiungano a quelli già
presenti a  Medicina, a Lettere, a Economia e a Giurisprudenza. Marco Assennato Segretario del circolo universitario
del PRC di Palermo | 
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