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LA NOSTRA OPPOSIZIONE AL GOVERNO MELONI E AL BELLICISMO EUROPEO

Documento approvato dalla direzione nazionale a conclusione della riunione del 17 dicembre 2025

FERMARE LA GUERRA, IL RIARMO E IL GENOCIDIO

"La realtà è che il piano in 28 punti non è minimamente paragonabile a qualcosa che possa essere ragionevolmente definito "capitolazione" o perdita di sovranità dell'Ucraina".
"la cosa più importante è che il conflitto debba finire. Comunque vada, se le persone smetteranno di essere uccise, se le città smetteranno di essere distrutte, se le parti smetteranno di scambiarsi colpi, questa sarà già una buona notizia. Pertanto, dobbiamo continuare a sperare che questo documento, per quanto crudo, molto strano e a volte persino spiacevole, diventi comunque una pietra miliare sulla strada della pace."
Rifondazione Comunista fa proprie le parole di Volodymyr Ishchenko, intellettuale ucraino non allineato e di Boris Kagarlitsky, prigioniero politico russo condannato a 5 anni e mezzo di detenzione per la sua opposizione alla guerra, nel valutare i 28 punti del piano di Trump.

Il nostro giudizio più che negativo sull'amministrazione Trump e l'imperialismo MAGA non implica che si debba boicottare la trattativa. Condanniamo le posizioni assunte dall'Unione Europea e dai governi che, al seguito della Germania e della Gran Bretagna, paiono impegnati nel tentativo di proseguire la guerra a ogni costo.
Rifiutiamo l'europeismo bellicista che vede nell'economia di guerra e nel riarmo il recupero del ruolo che l'Unione Europea ha perso scegliendo la subalternità agli USA, alla NATO e al capitalismo finanziario statunitense. Non possiamo tacere che il PD e la stessa AVS, nel parlamento europeo, hanno votato una risoluzione con contenuti bellicisti. È dovere pacifista criticare queste posizioni che – presenti anche nella sinistra radicale in Europa – non favoriscono la lotta per la pace e nel nostro paese impedisce la costruzione di un'alternativa credibile anche al governo Meloni. Mentre sulla questione palestinese si è determinata una svolta positiva rispetto alle precedenti posizioni del PD non si può dire lo stesso sul conflitto in Ucraina anche se la segreteria Schlein ha dismesso l'oltranzismo atlantista di Letta. Solo un forte movimento per la pace può incrinare il bellicismo del Partito Socialista Europeo. Questo è un impegno che dobbiamo proporci con tutta la Sinistra Europea.

Contrastare le scelte del governo e dell'Unione Europea per il riarmo rimane una priorità e in questo senso dobbiamo lavorare con tutte le soggettività pacifiste, dalla campagna STOP REARM EUROPE ai sindacati fino alla Conferenza Episcopale. La protesta dei giovani tedeschi contro la leva indica la via di un movimento popolare per la diserzione di fronte a questa ondata guerrafondaia.
La Direzione nazionale esprime la più totale solidarietà a Francesca Albanese, oggetto delle sanzioni ad personam decise dall'amministrazione Trump e anche di una campagna di delegittimazione sistematica da parte dei settori mediatici e politici che sono stati complici del genocidio. La medesima solidarietà la esprimiamo al prof. Angelo d'Orsi che ha subito una censura maccartista per le sue posizioni sul conflitto ucraino e i rapporti con la Russia. La lotta per la pace è anche lotta per la libertà di espressione e a democrazia. In tal senso va contrastata l'approvazione delle proposte di legge che intendono criminalizzare la solidarietà con il popolo palestinese.

Non possiamo non registrare l'affievolirsi del movimento dopo le giornate straordinarie di settembre e ottobre. A Gaza la situazione permane gravissima, il genocidio non si è interrotto, in Cisgiordania proseguono le violenze dei coloni. Si rende necessario il rilancio delle iniziative: dal BDS alla campagna per la liberazione di Marwan Barghouti che con la costituzione dei comitati a livello territoriale deve essere un terreno di lavoro unitario.
La nuova "strategia di sicurezza nazionale" di Trump chiarisce che l'imperialismo MAGA ha nella Cina il bersaglio principale e considera l'America Latina come "cortile di casa" da cui tenere fuori l'influenza cinese spazzando via i governi progressisti.
La Direzione nazionale condanna l'aggressione militare e gli atti terroristici degli USA contro la Repubblica bolivariana del Venezuela.

UNA MANOVRA ANTIPOPOPOLARE

La legge di bilancio del governo Meloni in corso di approvazione è ulteriormente peggiorata nel suo profilo neoliberista, classista e antipopolare. Le ultime proposte sulle pensioni configurano un esecutivo che ha scelto di presentarsi come il garante del capitalismo finanziario, della rendita e dei poteri forti contro un "campo largo" presentato con grandi esagerazioni come orientato troppo a sinistra. I proclami di Giorgia Meloni come "con la Destra al governo le patrimoniali non vedranno mai la luce" o il ricorso bocciato contro l'introduzione nelle regioni del salario minimo sono messaggi precisi di chi si presenta come garante del regime dei bassi salari, delle privatizzazioni, della precarizzazione.

L'attacco ossessivo contro la Cgil, i sindacati non allineati e contro la legittimità dell'esercizio del diritto di sciopero qualifica il carattere reazionario di classe di questo governo e la matrice da cui non si sono mai separati, dal postfascismo all'oltrefascismo il passo è breve. Piegare la residua forza del sindacato e liberarsi del contropotere di una magistratura autonoma sono obiettivi su cui la destra incontra la simpatia di larghi settori della borghesia italiana.
Il blocco sociale e di interessi che sostiene il governo è cementato verso il basso da un'incessante propaganda sostenuta da un poderoso apparato mediatico di consenso su temi, parole d'ordine, paure che continuano a avvelenare e imbarbarire il nostro paese.
Gli scioperi generali dei sindacati di base e della Cgil, anche per la mancata convergenza in un'unica scadenza, non sono riusciti a determinare la partecipazione enorme e moltitudinaria che si è registrata nelle giornate per la Palestina del 3 e 4 ottobre né a bloccare il paese con una massiccia adesione nei luoghi di lavoro. Non ne va assolutamente diminuito il valore – come tentano di fare i neoliberisti di tutti gli schieramenti – ma vanno visti come passaggi nella lotta contro un governo assai aggressivo sul piano sociale. I fatti dimostrano che la nostra determinazione unitaria e per la convergenza sia indispensabile per evitare divisioni sterili che indeboliscono la forza delle mobilitazioni.

È fondamentale proseguire anche dopo l'approvazione della manovra una campagna di informazione con iniziative e volantinaggi per denunciare il carattere antipopolare della destra mettendo in relazione questione sociale e questione democratica. La perdita del potere d'acquisto di salari e pensioni, i tagli a sanità, scuola, università, servizi vanno strettamente collegati alla guerra e al riarmo. L'ingiustizia della mancata tassazione delle grandi ricchezze deve essere oggetto di una campagna specifica.
L'opposizione sociale e politica a questa destra fascistoide è compito prioritario per un partito comunista e antifascista che non può non porsi l'obiettivo di costruire le condizioni per una sconfitta del governo alle elezioni politiche del 2027.

ELEZIONI REGIONALI

I risultati delle elezioni regionali presentano caratteri contraddittori perché da un lato hanno segnato un "pareggio", e quindi una battuta d'arresto per la destra, ma a tempo stesso è cresciuta ulteriormente l'astensione e nelle vittorie del "campo largo" è forte il peso dei sistemi di potere locale. Se il risultato del voto certamente ha indebolito i centristi anti-Schlein – e questo è un fatto positivo – rimane l'assenza di una visione programmatica chiara e unitaria che delinei un'alternativa per il paese e in particolare per i settori popolari e le classi lavoratrici.

Il nostro partito ha partecipato alle elezioni con collocazioni e modalità differenti regione per regione decise dai comitati regionali dando attuazione alla linea approvata all'ultimo congresso. Non è stata imposto un identico schema dall'alto su contesti differenti. In alcune regioni si è scelto di tentare di sfidare le antidemocratiche soglie elettorali presentando candidature indipendenti dentro liste in grado di eleggere all'interno della coalizione di centrosinistra (Calabria, Puglia), in altre abbiamo presentato il nostro simbolo partecipando a coalizioni di centrosinistra (Marche, Veneto), in alcune regioni abbiamo partecipato a liste unitarie alternative ai due poli (Toscana, Campania). Soltanto in Calabria si è riusciti a eleggere un consigliere regionale, il candidato indipendente Laghi, e al momento si attende il risultato del ricorso in Toscana che potrebbe determinare l'elezione della candidata Bundu.

I risultati differenti non si discostano di molto dalla precedente tornata per il nostro partito e le liste da noi promosse, si confermano differenze nel peso elettorale nei diversi territori già note. Risulta evidente che nessuna collocazione di per sé è in grado di garantire un successo né di recuperare l'astensionismo in crescita. Lo stesso risultato della Toscana non può essere assunto come uno schema salvifico riproducibile con analoghi risultati altrove, come ampiamente verificato in Puglia o in Liguria e Emilia Romagna nel 2024, perché in quella regione l'elettorato a sinistra del campo largo è assai più consistente. Emerge la necessità di qualificare la nostra iniziativa politico-programmatica sui temi regionali e territoriali per essere percepiti come socialmente utili, rafforzare la nostra internità ai movimenti, il nostro ruolo attivo nelle vertenze, sviluppare relazioni strutturate con personalità e competenze impegnate sul piano sociale e ambientale. Ma una condizione imprescindibile è rafforzare il nostro radicamento organizzativo e ricostruire presenza in tanti territori in cui siamo da tempo assenti. Non si esce facilmente da una lunga crisi e da un'oggettiva marginalizzazione. La Direzione nazionale ringrazia tutte le compagne e i compagni che hanno dato il proprio contributo alla campagna elettorale allargando il quadro delle interlocuzioni e delle adesioni a partito. Il lavoro fatto non va disperso e anzi valorizzato anche con iniziative nazionali sui temi regionali e territoriali.

REFERENDUM GIUSTIZIA

L'imminente nuovo referendum costituzionale, quello contro la "controriforma" Nordio, assume un carattere politico che una formazione politica antifascista non può sottovalutare. Non si voterà sulla separazione delle carriere, questione affrontata già dalla legislazione precedente, come insiste la propaganda governativa, ma per portare avanti il piano di Licio Gelli e Silvio Berlusconi contro l'indipendenza della magistratura sancita dalla Costituzione e rendere il PM subalterno alla polizia giudiziaria.
Una vittoria della destra nel referendum consentirà di rilanciare il disegno reazionario della destra contro la democrazia costituzionale, dal premierato all'autonomia differenziata che, nonostante la sentenza della Corte costituzionale, sta andando avanti con le pre-intese che Calderoli ha stretto con varie regioni. Il tentativo di portare avanti la secessione dei ricchi prosegue silenziosamente e anche nella legge di bilancio sono state introdotte norme sui Lep che vanno in questa direzione. Su questi temi siamo impegnati già nella giornata del 19 dicembre con presidi indetti dal Tavolo NO AD.

Il governo Meloni, con la spregiudicatezza che lo contraddistingue, vuole imporre una data ravvicinata nel mese di marzo per la convocazione dei referendum al fine di non perdere il vantaggio che per ora gli attribuiscono i sondaggi. Per questo il nostro partito ha dato la disponibilità alla presentazione di un quesito che potrebbe allungare i tempi ma non procederemo se non vi saranno condizioni di unitarietà del fronte del NO referendario.
Solo un lavoro politico di massa che chiarisca i termini dello scontro oltre il tecnicismo giuridico può, come nel 2016, consentire di rovesciare i pronostici con una vittoria del NO. L'impegno nella campagna referendaria è centrale per il nostro partito che in tutti i territori deve contribuire nei comitati unitari per il NO e sia con iniziative specifiche che facciano emergere la nostra visione garantista di una giustizia orientata dai principi della Costituzione antifascista.

IL PARTITO

La Direzione ribadisce la necessità del massimo impegno nel rilancio organizzativo del partito e in queste ultime settimane dell'anno nella chiusura del tesseramento 2025. Va stigmatizzato il ritardo delle federazioni nella digitalizzazione. La permanente drammatica emergenza economica richiama al dovere di rilanciare la campagna di autofinanziamento.
La Direzione nazionale impegna il partito sui seguenti obiettivi prioritari e dà mandato a segreteria nazionale e responsabili di predisporre indirizzi e coordinare campagne:

  • eferendum sulla giustizia
  • contro autonomia differenziata
  • informazione contro la manovra del governo Meloni,
  • contro il riarmo e la guerra, per la Palestina e la liberazione di Marwan Barghouti, contro l'aggressione al Venezuela
  • chiusura tesseramento, digitalizzazione e campagna di autofinanziamento

MAURIZIO ACERBO

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