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Direzione nazionale 9 ottobre 2025
Giovanni Barbera
Alcuni interventi hanno attaccato la maggioranza politica di Rifondazione su due questioni: il rapporto con le grandi mobilitazioni per la Palestina e la linea seguita nelle elezioni regionali.
Si tratta di critiche strumentali, volte a dipingere la maggioranza come moderata e a scaricarle le responsabilità del progressivo indebolimento del Partito, frutto invece di scelte politiche settarie e minoritarie che per anni ne hanno ridotto peso e radicamento.
È innegabile che Rifondazione attraversi oggi una fase di debolezza organizzativa in molte aree del Paese, dovuta anche a leggi elettorali che penalizzano i soggetti autonomi e le coalizioni più piccole. Ma questa condizione non giustifica gli attacchi alla linea congressuale: al contrario, impone di applicarla con coerenza. Una linea autonoma, fondata su contenuti chiari e convergenze programmatiche concrete, la stessa che in passato consentì al Partito di crescere e di rappresentare un punto di riferimento per ampi settori popolari.
Nelle ultime settimane il Paese ha visto nascere una straordinaria mobilitazione spontanea in solidarietà con il popolo palestinese. Migliaia di giovani, molti alla loro prima esperienza politica, sono scesi in piazza spinti da una profonda indignazione morale di fronte ai massacri di Gaza.
Questo movimento non nasce da un progetto politico precostituito, ma da una spinta etica e civile. Tentare di incasellarlo in uno schieramento o attribuirgli etichette ideologiche è una distorsione che rivela incomprensione o malafede.
Le mobilitazioni sono esplose dopo l'attacco israeliano alla Global Sumud Flotilla, che ha infranto il muro di silenzio su Gaza, riaccendendo la solidarietà popolare. Rifondazione è stata presente fin dall'inizio, contribuendo a unire forze diverse, evitando divisioni e settarismi, anche verso chi per mesi era rimasto in silenzio.
Non abbiamo cercato di egemonizzare il movimento, ma di rafforzarlo con la nostra presenza militante, collegando la solidarietà con la Palestina alla lotta contro la guerra, il neoliberismo, il riarmo e l'autoritarismo.
L'accusa secondo cui la maggioranza del Partito trascurerebbe la questione palestinese è quindi infondata. Se oggi quella mobilitazione si presenta come un fronte unitario e di massa, è anche grazie al lavoro di tessitura e convergenza svolto da Rifondazione.
La sfida ora è dare continuità e profondità politica a questa mobilitazione, intrecciandola con le lotte sociali contro la precarietà, contro il riarmo, la povertà e la deriva autoritaria del governo.
Anche sul piano elettorale è falsa la narrazione secondo cui la direzione del Partito perseguirebbe accordi "a ogni costo" con il centrosinistra.
La linea approvata dal congresso è chiara: nessuna alleanza di principio, ma convergenze solo dove esistono programmi condivisi e utili alle classi popolari, per spostare a sinistra il campo dell'opposizione.
Il fatto che solo in tre regioni siano stati stretti accordi con il centrosinistra o con il Movimento 5 Stelle dimostra la serietà e l'autonomia dei nostri gruppi dirigenti territoriali, che applicano la linea nazionale valutando caso per caso.
L'esperienza della Calabria lo dimostra: un Partito locale debole e con mezzi limitati è riuscito, grazie a una campagna politica intelligente, a eleggere un consigliere regionale e a sfiorare il secondo per poche centinaia di voti. Segno che, anche in condizioni difficili, coerenza e capacità politica possono restituire rappresentanza e visibilità.
Il compito oggi non è riaprire discussioni congressuali già risolte, ma rafforzare il Partito e rilanciarne il ruolo politico e sociale. Occorre accompagnare la mobilitazione per la Palestina, favorendone la maturazione politica, e allo stesso tempo continuare ad applicare con coerenza la linea elettorale basata su contenuti e convergenze reali, non su opportunismi o schemi precostituiti.
Solo così Rifondazione Comunista potrà tornare a essere un punto di riferimento per il conflitto sociale, riaprendo spazi di partecipazione popolare e riconquistando il ruolo politico e ideale che le spetta nel Paese.
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